WhatsApp, un bollino per fermare le catene di Sant’Antonio

WhatsApp, un bollino per fermare le catene di Sant’Antonio

Negli ultimi anni il termine fake news è diventato talmente usuale nel linguaggio comune da essere inserito, come parola dell’anno 2017, nel Collins Dictionary. Nella lingua italiana, per definire una “notizia clamorosamente infondata, un errore madornale” si usa il termine bufala.

In qualsiasi modo le si chiami, è indubbio che milioni di false notizie, ogni giorno, vengono lette, condivise, inoltrate in rete e attraverso i principali social network, mischiandosi e celandosi talmente bene tra quelle reali che per tanti, troppi, è difficile distinguere la verità dalla menzogna.

E le false notizie vengono condivise con ancora più facilità attraverso le cosiddette Catene di Sant’Antonio, che dalle lettere che inviavano le nostre nonne si sono trasferite, parimenti, sui social e sulle piattaforme di messaggistica istantanea.

Queste catene con notizie completamente inventate sono diventate un’invasione. Per ricordare solo le più recenti: numero di telefono anti-suicidi, servizio di raccolta cani abbandonati, non accettare l’amicizia di tizio e caio, non aprire questi allegati, promuoviamo la Sicilia o il libro di una scrittrice emergente.

Occorre precisare che raramente le nuove catene digitali sono ideate da hacker o da soggetti che le utilizzano con il solo scopo di diffondere dei virus informatici. Se non ci sono link, poi, questa evenienza è da escludere del tutto. Nella quasi totalità delle volte, piuttosto, le Catene di Sant’Antonio nascono per gioco o, comunque, in buona fede ma indubbiamente sono un mezzo privilegiato per diffondere le false notizie.

Queste catene sono diffusissime sui social ma soprattutto sulle piattaforme di messaggistica istantanea, WhatsApp in primis.

All’interno dell’applicazione di messaggistica le fake news possono infatti diffondersi senza controllo, passando da un contatto all’altro in maniera più fluida e meno controllata rispetto ai social network tradizionali.

WhatsApp però non ci sta e da mesi ormai sta cercando di limitare il fenomeno, con una serie di iniziative tutte mirate proprio a limitare la diffusione di notizie false e catene inoltrare per gioco o noia.

A quanto pare, questa volta la piattaforma sta programmando di pubblicare un “bollino” in grado di indicare se un messaggio è stato copiato e incollato da un’altra conversazione.

L’elemento è stato confermato da Carl Woog, capo della comunicazione di WhatsApp, durante un incontro tenutosi a Roma per il Global Fact-Checking Summit.

L’idea è chiara e semplice: segnalare tutti quei messaggi che vengono copiati da una chat all’altra e che spesso rappresentano catene di Sant’Antonio, bufale o truffe il cui metodo di condivisione spinge proprio l’invio dei messaggi ai propri contatti.

“Aiutare i fact-checkers sarà una mossa futura cruciale per WhatsApp, abbiamo a cuore la sicurezza degli utenti”: questa la dichiarazione del dirigente di WhatsApp durante la Global Fact-Checking Summit.

Per il dirigente almeno il 9% dei messaggi sono mandati tra due persone mentre i gruppi contano in media 6 utenti. Per questo ci vuole anche maggiore potere agli amministratori dei gruppi che devono agire nel controllo delle conversazioni e dunque cercare di gestire proprio i vari messaggi.

La chat attualmente sta facendo esperimenti in alcuni paesi per la verifica delle notizie con fact-checkers certificati. E con WhatsApp Business, la chat professionale lanciata a gennaio in un gruppo di paesi, sarà possibile per media e testate giornalistiche avere profili verificati.

Al momento, non si sa quando questo sistema verrà ufficialmente introdotto e in quali paesi, ma la speranza è però quella che con quest’ultima introduzione WhatsApp sia finalmente capace di arginare spam e fake news.

Share