Legge Fava, niente bavaglio al web: la Camera boccia la proposta

In molti lo avevano definito come il SOPA italiano, in realtà poteva essere anche peggio: la legge Fava, che prende il nome dall’onorevole Fava, della Lega Nord, è stata bocciata dalla Camera, con 365 voti a favore, 57 contrari, 14 astensioni. L’emendamento prevedeva alcune decisioni piuttosto restrittive, infatti i provider italiani avrebbero avuto il potere di chiudere siti internet che fossero stati accusati di pirateria, o più in generale di reati vari, dopo la segnalazione delle parti lese, senza passare dal giudizio di un giudice o delle autorità competenti. Ciò avrebbe praticamente messo un grande bavaglio al mondo di internet, che avrebbe perso la libertà di parole: chiunque avrebbe potuto sentirsi parte lesa ed avrebbe potuto chiedere l’oscuramento di qualsiasi sito internet. Resta salva dunque la possibilità di esprimere giudizi e pensieri sul web, senza alcun tipo di censure. Alla Camera soltanto la Lega Nord aveva votato a favore di questo emendamento, che dunque è stato cassato immediatamente. In tanti hanno espresso soddisfazione per la bocciatura della legge Fava, come Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale. “Il voto di oggi conferma innanzitutto le nuove importanti ed efficaci possibilità di mobilitazione che la Rete affida ai cittadini, sempre più determinati a far valere i propri diritti interagendo e se necessario contestando direttamente i propri rappresentanti. Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta”.

Pietro Gugliotta

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